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Associazione di Volontariato |
Provocazioni nell'arena della politica
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 25 MAGGIO 2013
Leggo sulla stampa che è stata candidata in una lista civica nel consiglio comunale di Roma una ragazza autistica grave.
Penso e spero che sia “solo” una provocazione.
Addirittura la ragazza è interdetta e verrà affiancata in questo compito dal padre.
Mi chiedo a cosa serva questo “esperimento”. Asserisce il padre che questo è stato fatto per avvicinare la politica al mondo reale. Mah!
Pur essendo io una persona aperta a tante novità (sempre alla ricerca di nuovi stimoli per i nostri ragazzi speciali, per aiutarli nella autonomie e quant’altro), non mi trovo assolutamente d’accordo sul caso sopra menzionato.
Praticamente sarà il padre a fare le veci della figlia? Perché allora non si candida lui?
La politica è un lavoro di confronti, di discussioni, di progettazioni, strategie. La ragazza non può essere gettata in un’arena per vedere cosa succede. Leggo che bisogna rapportarsi con lei con calma, non essere irruenti. Scusate, non mi sembra che la politica sia una sede di riabilitazione.
In politica si “dovrebbe” usare la logica, il dialogo, la tempestività (dico si dovrebbe sia ben chiaro!!), tutte “doti” che non possono per ovvie ragioni, andare di pari passo con la ragazza.
Spesso vengo criticata perché “lancio” (mi si permetta il termine) mia figlia in tante iniziative sportive abbastanza importanti, giustamente sono stata “anche” fermata quando ho osato troppo e non mi è stato rilasciato il certificato per farle fare un corso diving. Meno male che ogni tanto qualcuno mi tira il freno a mano. Andare con le bombole sott’acqua è una grossa responsabilità e giustamente mi hanno fatto notare che con i suoi problemi un imprevisto l’obbligherebbe a rispettare dei tempi per la risalita, che lei non saprebbe valutare.
Ritornando al caso della ragazza autistica, è bene lavorare sulle autonomie, però penso che dobbiamo rispettare dei limiti per tutti i nostri ragazzi.
Il padre è il tutore e non il suo amministratore di sostegno, dunque la ragazza è stata dichiarata da un tribunale soggetto interdetto. Vengono interdetti quando si trovano in condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci di provvedere ai propri interessi, vengono interdetti quando ciò è necessario per assicurare la loro adeguata protezione.
E allora di cosa stiamo parlando?
Io sostengo in tante cose le persone con disabilità, ma questo mi sembra un tantinello esagerato!
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