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Associazione di Volontariato |
L'INTEGRAZIONE NELLE SCUOLE ANCORA DA FARE
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 31 marzo 2012
E’ quasi terminato l’anno scolastico e in tanti istituti non si sono applicate le leggi che tutelano l’integrazione dello studente disabile. Nella nostra Associazione, ci sono istituti dove i genitori dei disabili non hanno mai visto un GLHI (Gruppo Lavoro Handicap d’Istituto), ma ancora più grave non hanno mai partecipato al GLHO (Operativo cioè solo per il loro figlio) da non confondere con riunione con Consiglio di classe, che è altro.
Il GLHO è una riunione che parla dello studente X e alla quale, partecipano tutte le figure che ruotano intorno al ragazzo, oltre ai genitori partecipano persone che lavorano per la sua crescita, non solo i professori curriculari e di sostegno.
Ci sono istituti dove i genitori non partecipano al PEI (Programma educativo individualizzato) che viene sottoposto dalla scuola solo per la firma. Gravissimo oltretutto che tanti genitori non vengano invitati a discutere di questo programma che riguarda i loro figli, dove vengono riportati gli obiettivi da raggiungere. A tanti non viene data neppure una copia. Tanti sono PEI copia e incolla, ognuno è la fotocopia dell’anno precedente, buttati lì tanto per compiere un dovere d’istituto. Mi è capitato di far notare una volta che la data riportata era quella dell’anno precedente, da ribattere almeno nell’ultima pagina perché dovevo presentare tale documento in Tribunale.
Un altro grosso enigma è capire perché quasi tutti i disabili svolgono il programma differenziato. Questo (ricordo che non dà nessun titolo di studio), dovrebbero farlo i disabili molto gravi cognitivamente. Possibile che il programma con requisiti minimi (dà titolo di studio) lo possano fare in pochissimi? Mi domando se le scuole sono frequentate al 95% da disabili gravissimi e al 5% dagli altri? Un abisso di realtà. Fare un programma con requisiti minimi richiede impegno e la volontà per il docente, di fare un lavoro di sintesi per tutte le materie, per agevolare lo studente svantaggiato.
Un’altra cosa assai bizzarra mi è stata raccontata da un genitore. Un insegnante di sostegno ha chiesto alla famiglia di dare un rinforzo al figlio, facendogli fare delle ripetizioni, nonostante il ragazzo segua un programma differenziato. Ma a cosa serve? A far sperperare alla famiglia denari, per seguire che cosa? Un titolo di studio inesistente, per un programma non Ministeriale.
A volte penso che qualcuno esageri con genitori troppo buoni, che hanno problemi così grandi da non rendersi conto di certe pretese assurde e inutili!
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